Al Museo della ceramica di Spezzano è possibile visitare la collezione di targhe ceramiche devozionali dedicate a sant'Antonio.
Le targhe sono testimonianza di una radicata fede popolare; collocate sui muri, a esse era affidato un ruolo miracoloso, riprendendo una tradizione pagana. In città si incontrano applicate sulle porte, negli angoli degli edifici; in campagna stanno all'ingresso delle case, nelle stalle, nei fienili e nei pilastrini o maestà, collocati ai crocicchi, nei cosiddetti tabernacoli arborei.
Sant’Antonio Abate, uomo di preghiera, eremita in lotta contro i demoni, guaritore di infermi, è considerato il padre del monachesimo cristiano e patrono degli animali. Nel secolo XI le sue reliquie furono trasportate in Francia, presso Vienne, dove fu costruita una chiesa per venerarle. Qui affluivano folle di malati, per accoglierli nacque l’Ordine ospedaliero degli Antoniani, al quale il Papa concesse il privilegio di allevare maiali, il cui lardo veniva usato per curare dal “fuoco di S. Antonio”. Da ciò l’associazione tra il maiale e l’Eremita considerato il protettore dei suini, degli animali domestici e da stalla, dei contadini, allevatori, macellai. Il rapporto del santo con il fuoco lo giustificano come patrono di questo elemento e di quanti con esso lavorano, come i ceramisti e i pompieri.
Le targhe devozionali e la tecnica di produzione
Nelle fornaci di laterizi, le targhe ceramiche venivano solitamente prodotte nel momento di evasione creativa del ‘fornaciaro’. Sono quasi sempre realizzate in terracotta a rilievo, spesso ingobbiata, invetriata e policroma. Nelle targhe più antiche, dopo la foggiatura dell’argilla a stampo, si eseguiva l’ingobbiatura; sull’ingobbio si procedeva ad una verniciatura, quindi si procedeva alla cottura. Dal XVIII secolo si diffondono le terrecotte smaltate o maiolicate.
I centri di produzione delle targhe
Tra il XVII e XIX secolo, la produzione emiliano-romagnola ha caratteri originali fra Bologna, Modena e la Romagna. Una lunga tradizione plastica caratterizza Bologna, città nella quale proliferano artisti specializzati nello stucco, cartapesta, scagliola, legno e terracotta. Dalle botteghe dei maggiori scultori escono piccole opere, di carattere colto, devozionale, su modelli imposti dai migliori artisti. Figure con vibranti torsioni e movimenti, talvolta perfettamente drappeggiate.
La manifattura di Sassuolo. E' la bottega Carlo Rubbiani a dar l’avvio alla produzione di targhe stradali, alle ceramiche da rivestimento e alla riproduzione meccanica della decorazione. Dalle fabbriche sassolesi escono targhe devozionali modellate secondo una compostezza neoclassica, con cornici dipinte a macchiettature o spugnature in bicromia verde e giallo o in blu e bruno, come certi bacili comuni nelle antiche cucine di campagna.
Le produzioni romagnole. La manifattura di targhe della Romagna è contraddistinta da una particolare policromia e da una interpretazione ricca e varia della cornice: rettangolare, a vassoio, ottagonale, marmorizzata con colori accesi, a compensare la frontalità dell’immagine centrale. Gran parte della produzione ottocentesca romagnola è attribuibile alla fabbrica imolese dei Bucci che dal 1874 diviene la “Associazione Cooperativa Ceramica”.
Crediti sezione museale
Progetto di sezione, Stefania Spaggiari – Museo della Ceramica, Comune di Fiorano
Progetto allestimento, Abacus s.r.l. Sassuolo
Stampa pannelli, Poligraph Fiorano Mod.se
Foto Giacomo Martinez
Si ringraziano
Raffaella Montecchi e Giorgio Olivieri, donatori delle opere
Melchiorre Gibellini, collezione santini storici
Lorenzo Lorenzini e Michela Orsini
Info utili
via del Castello, 12 (Spezzano) - 41042 Fiorano Modenese (MO)
Tel: +39 0536 833412; +39 0536 833438; +39 0536 073036
Email: cultura@fiorano.it; iat@maranello.it
Visibile negli orari di apertura del Museo della ceramica, al castello di Spezzano